Una semplice guida per calcolare quando andremo in pensione
L’importanza di calcolare l’età della pensione
Calcolare la propria età pensionabile, cioè l’età a partire dalla quale si ha il diritto di interrompere l’attività lavorativa percependo una pensione, è fondamentale non solo per pianificare la propria vita personale. Raggiunto questo traguardo, infatti, sarà possibile fare anche una stima dell’ipotetica cifra netta e lorda che si percepirà per valutare se farne richiesta o, invece, se continuare a lavorare ancora per qualche anno.
Il calcolo della pensione, che può essere svolto anche online sul sito della società di intermediazione assicurativa Propensione, prende in considerazione tutte le novità legislative nel campo della previdenza in Italia. Questo perché la normativa in merito è in continuo e costante aggiornamento per cui è fondamentale rimanere sempre aggiornati dal momento che, di anno in anno, le cose possono cambiare anche di molto.
Come si può calcolare la propria età pensionabile
Per calcolare la propria età pensionabile è necessario inserire sugli appositi programmi di calcolo una serie di informazioni personali, tra le quali quelle fondamentali sono:
- la propria data di nascita;
- il totale dei propri contributi, sia quelli figurativi sia quelli che sono stati eventualmente versati o riscattati (il classico esempio è quello di chi decide di riscattare i contributi legati al periodo degli studi universitari). Per convenzione questi contributi vengono conteggiati in numero di settimane lavorative;
- la precisa data a partire dalla quale i contributi sono stati versati (cioè il periodo a cui risale il primo lavoro che si è effettuato);
- i propri dati personali ed in particolare il proprio sesso (uomini e donne hanno un’età pensionabile differente) e se si è dei lavoratori autonomi o dipendenti;
- chi è il proprio datore di lavoro (quello attuale nel momento in cui si fa l’ipotetica domanda di pensionamento);
- se si appartiene a una categoria di lavoro ‘usurante’. Si tratta, per esempio, di operai edili, educatori di asili nido, operatori di call center… insomma tutti quei lavoratori che si sottopongono quotidianamente a lavori che possono, col tempo, portare a delle malattie professionali o comunque a un disagio fisico e/o psichico;
- solo nel caso in cui si sia una donna, si deve indicare se si vuole usufruire della possibilità di uscita anticipata dal lavoro;
- infine, si deve indicare se si continuerà a versare i contributi anche una volta fatta richiesta della pensione
- se si è dei lavoratori del settore pubblico o, al contrario, privato
Attenzione, comunque, perché i metodi per il calcolo dell’età pensionabile sono due: quello retributivo che si basa sulle ultime retribuzioni ottenute e quello contributivo che si basa, invece, sul numero di settimane di contributi che sono stati versati nel corso della propria vita lavorativa.
La gestione separata
Molti lavoratori versano i loro contributi in quella che viene definita ‘gestione separata’. Si tratta di un apposito istituto statale in cui i lavoratori autonomi versano i loro contributi in base all’effettivo importo percepito grazie ai lavori che svolgono.
Questi contributi sono importanti nel calcolo dell’età pensionabile e, a tal proposito, si devono tenere in considerazioni due aspetti:
- se un lavoratore versa i contributi nella gestione separata, ma contemporaneamente li versa anche per tutte le 52 settimane dell’anno anche come lavoratore dipendente, allora la gestione separata non gli permetterà di anticipare l’età pensionabile, ma andrà ad incrementare l’importo economico che andrà a percepire;
- se, invece, il lavoratore non svolge anche un’attività dipendente, o comunque lo fa per un periodo inferiore alle 52 settimane presenti in un anno, allora i contributi versati nella gestione separata verranno convertiti in un determinato numero di settimane e consentiranno di raggiungere prima l’età pensionabile senza però andare ad innalzare l’importo che si percepirà.
Un discorso del tutto analogo deve essere fatto anche per tutte quelle persone che versano anche i contributi a delle casse di appartenenza specifiche per la loro professione (ad esempio avvocati, medici e psicologi).